Il nostro osservare il mondo, sia quello interiore delle emozioni e quello esteriore degli oggetti, è raramente “pulito”, cioè privo di interpretazione e concetti. Noi siamo soliti giudicare quel che osserviamo attraverso il filtro della memoria e delle sensazioni collegate alle esperienze trascorse. Anche nel caso di eventi nuovi o di idee precedentemente non considerate non facciamo a meno di cercare di comprendere e misurare sulla base del nostro conosciuto; queste preconoscenze sono i filtri con cui stiamo nel mondo, vivendolo.
L’osservazione permette di intraprendere un viaggio personale attorno ai propri sentimenti, atteggiamenti, pensieri e credenze. L’osservatore è divenuto consapevole delle proprie tematiche interne ed è capace di integrare tra loro le diverse prospettive e di riflettere su di esse al fine di comprendere ciò che osserva relativamente alla relazione. Imparare ad osservare ed osservarsi è un punto cruciale in quanto fa diventare consapevoli e questo rende più o meno attendibile ciò che si esplora. Attraverso il confronto avviene la consapevolezza del pensiero; un bel allenamento.
Osservare è stare nel silenzio, presente a ciò che accade. Lo spazio diventa possibilità di manifestazione creativa nella relazione con sé stessi e con gli altri.