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  • Immagine del redattoreAgnese Caon

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il rapporto con il corpo può essere problematico,

il rapporto con sè stesse può diventare un ostacolo, il rapporto con gli altri può incontrare degli ostacoli. Nella relazione esterna con il mondo non ci si può nascondere, l'altr@vede già come sei, tutto ciò sentiamo intorno a noi, può essere un biasimo, un pietismo, un giudizio di fanciullezza, o uno sguardo di pietà. La violenza verbale o fisica che ciascuna donna e soprattutto la donna con disabilità può ricevere, è un fenomeno diffuso e ancora invisiibile. "Sulle donne con disabilità gravano due grossi miti", il primo è quello dell'asessualità, secondo il quale non avrebbero una vita sessuale e riproduttiva, queste donne vengono viste come eterne bambine, esseri angelicati, senza una femminilità né una dimensione sentimentale e sessuale, senza una dignità al pari delle altre". Il secondo mito, le considera al contrario del primo, questi sono studi che emergono da LEDHA e membro del board dell'European disability forum. Tuttavia qualcosa sta cambiando, grazie soprattutto all’impegno delle persone disabili, delle associazioni e ai cambiamenti. Il modo più diffuso col quale la gente rinuncia al proprio potere è col pensare di non averne alcuno. Il potere sta proprio nell'esprimere la competenza dall’essere simultaneamente donne e persone con la disabilità, di manifestare una personale e peculiare visione di mondo, di rivendicare i propri diritti di donne con disabilità, di inseguire i propri desideri anche quando le aspettative, spesso stereotipate, le condurrebbero in altre direzioni e le vorrebbero accondiscendenti. Nessuno/a può sostituirsi a loro nel fare queste cose. Queste competenze sono un potere. Il potere di incidere sulla propria vita.




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