“Io sono l’altro”, cantava Niccolò Fabi. Come dire: qualunque sia la persona che ci sta dinanzi, potremmo riconoscerne il riflesso di noi stessi oppure, all’opposto, potremmo constatare una tale differenza da percepirla come il nostro esatto contrario.
L’esperienza empatica, infatti, mette di fronte all’esistenza dell’altro come altro, nella sua unicità e nella sua diversità; essa non produce semplici somiglianze o sintonie, crea piuttosto movimenti imprevisti e diversificati verso nuove prospettive generate dall’incontro tra due esseri umani.
Ma c’è di più, perché l’empatia – al fine di non limitarsi ad un mero sentimento di simpatia o di compassione – si deve sostanziare in un approccio che permetta di esprimere i propri pensieri senza ledere quelli altrui; come peraltro avviene con l’assertività, ossia l’umana predisposizione ad argomentare e difendere i propri punti di vista, le proprie opinioni, senza aggredire l’interlocutore.
La comunicazione assertiva costituisce un metodo d’interazione ponderato e responsabile, attraverso cui è possibile manifestare pienamente le proprie convinzioni senza entrare in conflitto con coloro con i quali ci stiamo confrontando; in altre parole, l’approccio assertivo è quello che conduce verso gli altri senza pregiudizi, che ci porta a sostenere i nostri pensieri o ad esternare le nostre emozioni senza manifestare aggressività.
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