Molto spesso nel dialogo non si sa bene se le parole che arrivano alla mente possano essere giuste o non adeguate al momento, in tanti casi, succede che non si filtrano nemmeno le parole, ma si esprima ciò che arriva senza pensarci, in un dialogo di qualche tempo fa emergeva questo: A: sai quella persona con Acondroplasia ha deciso di dedicarsi del tempo, di fare del bene per se e trovare il modo per vivere serenamente;
M: ah beh ma una persona con il tuo problema non può vivere serenamente. Il dialogo si è chiuso qui, ora in ciascuno di noi si saranno attivati dei pensieri, delle considerazioni, magari qualcuno ha bisogno di sapere di più per comprendere, quello che a me ha colpito è stata una sola parola: -problema-. Qual è il “problema”?
Nella foto è ben rappresentato, un corpo di dismorfico che in determinate situazioni richiede un’attenzione in più, uno sguardo diverso, un punto di vista in grado di cambiare repentinamente e mai adattarsi. Perché il corpo non si adatta ma cambia in un continuo movimento di sensazioni e fastidi per farsi sentire. Mi sono ricordata però che un giorno è arrivata una persona e mi ha rivolto queste parole: perchè usi ancora la parola problema per descrivere la tua condizione fisica, piuttosto che utilizzare un’altro termine? Da li io ho iniziato a cambiare, e a vede
re come cambia il dialogo che intraprendo nel momento in cui non utilizzo più “il problema”. Non è più un problema, è diventata una condizione fisica che mi ha interrogata molto sul possibile e sul non possibile, sugli obiettivi e su ciò che mi aspettava di fare, di svolgere, di mettere in atto per rendere attuabile tutto ciò che poteva essere. Possiamo cambiare le parole in modo da poter cambiare anche il pensiero. #blog#blogger #vitadisabilita #acondroplasia#acondroplasiasinclichés#acondroplasiasinlímites #mylife #change#consapevolezza #crescitapersonale#disability #disabilityawareness #awareness#consciuness
#ciòchenonsiconoscevaesplorato: il dialogo
Molto spesso nel dialogo non si sa bene se le parole che arrivano alla mente possano essere giuste o non adeguate al momento, in tanti casi, succede che non si filtrano nemmeno le parole, ma si esprima ciò che arriva senza pensarci, in un dialogo di qualche tempo fa emergeva questo:
A: sai quella persona con Acondroplasia ha deciso di dedicarsi del tempo, di fare del bene per se e trovare il modo per vivere serenamente;
M: ah beh ma una persona con il tuo problema non può vivere serenamente.
Il dialogo si è chiuso qui, ora in ciascuno di noi si saranno attivati dei pensieri, delle considerazioni, magari qualcuno ha bisogno di sapere di più per comprendere, quello che a me ha colpito è stata una sola parola: -problema-.
Qual è il “problema”?
Nella foto è ben rappresentato, un corpo di dismorfico che in determinate situazioni richiede un’attenzione in più, uno sguardo diverso, un punto di vista in grado di cambiare repentinamente e mai adattarsi.
Perché il corpo non si adatta ma cambia in un continuo movimento di sensazioni e fastidi per farsi sentire.
Mi sono ricordata però che un giorno è arrivata una persona e mi ha rivolto queste parole: perchè usi ancora la parola problema per descrivere la tua condizione fisica, piuttosto che utilizzare un’altro termine?
Da li io ho iniziato a cambiare, e a vedere come cambia il dialogo che intraprendo nel momento in cui non utilizzo più “il problema”. Non è più un problema, è diventata una condizione fisica che mi ha interrogata molto sul possibile e sul non possibile, sugli obiettivi e su ciò che mi aspettava di fare, di svolgere, di mettere in atto per rendere attuabile tutto ciò che poteva essere. Possiamo cambiare le parole in modo da poter cambiare anche il pensiero. #blog #blogger #vitadisabilita #acondroplasia #acondroplasiasinclichés #acondroplasiasinlímites #mylife #change #consapevolezza #crescitapersonale #disability #disabilityawareness #awareness #consciuness