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#ciò che non si conosce va esplorato: Scusa “ma, tu”?

Immagine del redattore: Agnese CaonAgnese Caon

Ci sono molte domande, alcune ricorrenti che dicono: “ma tu?” E io sento il peso e la forma delle parole, possono essere leggere come una piuma tanto da sfiorare il cuore oppure pesanti come massi che ti vogliono sotterrare, oppure si possono trasformare in qualcosa di acuminato o rotondo o ancora diventare metro o compasso per misurare le emozioni. Quel “ma” che precede il “tu” pone un recinto, noi (gli altri) siamo qui ma tu (io) sei là… Porre domande è un modo sano per conoscere. L’essenziale non è fermarsi lì ma vedere insieme le risposte, non aver paura, ma piuttosto “indagare” sul possibile e sul non possibile, sul reale e su ciò che si può e non si può fare, vivere e sperimentare. Perchè nonostante tutto, oltre la disabilità che si vede, cosa è un limite? I limiti sono fatti per essere superati, ognuno ha dentro di sé la voglia di correre, saltare, esprimersi. Considerata eterna giovane o avente diritto solo ad una affettività “bambina”, anche io ho il desiderio di ... sentire il battito del cuore dell’altro e vivere per ciò che realmente la mia persona è chiamata ad essere.




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